Intervenne allora il re medesimo, dichiarando prima di tutto agli oratori della sedia apostolica, ch'egli era risoluto di far osservare pienamente e fedelmente ne' suoi dominii il contenuto dell'accordo fermato; e assicurando di poi i protestanti, che non incontrerebbero in avvenire difficoltà intorno all'esercizio del culto loro, guarentito del resto dalle stesse disposizioni della costituzione. In cotal guisa, in un regno che contiene un gran numero di cattolici, si fissarono l'anno 1818 le future relazioni fra la chiesa e lo Stato, e i limiti della giurisdizione civile ed ecclesiastica; si lasciò ai cattolici la facoltà di ricorrere alle decisioni di Roma nei casi puramente religiosi; si consentì la creazione di nuovi stabilimenti per diffondere e mantenere nel reame della Baviera i principii del catolicismo; ma ad un tempo vi si diedero tali assicurazioni ai protestanti, che del tutto dissiparono i timori e le prevenzioni generate in essi dal concordato per l'avvenire delle loro credenze.
Ma mezzo insieme ed ostacolo ad ottenere l'intento si reputava principalmente la Francia, nazione vasta, potente, autorevole, e in ogni tempo conosciuta per la sua avversione alle massime della corte romana dannose al principato. A tutti anzi pareva, che ove si fosse riusciti a fare che la Francia si accostasse a sentimenti più arrendevoli verso Roma, potrebbe questa osare anche di vantaggio, e non avrebbe nel suo cammino a temere opposizione di qualche momento in Europa. Il concordato dell'anno 1516 fra papa Leone X e Francesco I re di Francia aveva avuto per fine di abolire la prammatica sanzione proclamata a Bourges nel 1438, e con essa tutte le parti favorevoli alla chiesa gallicana, odiose ai papi.
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