L'altro concordato del 1801-02, conchiuso fra Buonaparte allora primo consolo della repubblica francese e Pio VII, annullava le più fra le disposizioni tanto vantaggiose a Roma già innanzi consentite, e meglio soprattutto provvedeva alle libertà della chiesa gallicana; ma il presente dell'anno 1817, ove lo avessero i governanti della Francia adottato in tutta la sua integrità, poteva con una manifesta deferenza alle pretensioni del Vaticano distruggere i benefici effetti dell'ultimo accordo, trattandosi fra l'altre cose di dotare 42 fra arcivescovadi e vescovadi nuovi coi loro capitoli e seminari. Alcuni vescovi dell'impero avevano mandata al nuovo governo dei Borboni la loro dismessione; la qual cosa toglieva di mezzo qualsivoglia difficoltà avesse potuto nascere dalla loro opposizione. Erasi parimente convenuto fra la corte di Roma e quella delle Tuileries, che il re nominerebbe alle vacanze, il papa conferirebbe la istituzione canonica ai nominati. Per questa parte adunque non si aveva pensiero alcuno; restava, che si regolassero certi particolari statuti intorno all'ecclesiastica disciplina ed al riordinamento della cattolica religione in Francia. Pertanto, come per dare cominciamento ad un più ampio negoziato, il giorno 11 del mese di giugno dello stesso anno 1817, trattando le parti della santa Sede il cardinale Consalvi, e quelle della Francia il signore di Blacas, fu stabilito che, desiderando il sommo gerarca della chiesa ed il cristianissimo re di mettere un termine ai mali che da più anni tribolavano le coscienze più timorate nel reame di Francia, con restituire altresì in quel nobilissimo paese il culto del Signore nel suo primitivo onore, s'erano i due negoziatori fermati nella presente deliberazione: Si rimettesse in vigore il concordato concluso in Bologna l'anno 1516 fra papa Leone X e re Francesco I, e con ciò s'intendessero fin d'ora cassi, aboliti ed annullati tutti gli altri provvedimenti emessi posteriormente, quelli soprattutto giudicati manifestamente contrarii alle dottrine ed alle consuetudini della chiesa; si adoprerebbe sua maestà, perchè tosto si rimuovessero gli ostacoli che tuttavia si opponevano in Francia al ripristinamento del divin culto nel suo maggior splendore; doterebbe similmente di beni stabili o di annue rendite sopra la finanza dello Stato il clero francese, al quale oggetto il re Luigi XVIII di suo proprio e spontaneo moto, a ciò massimamente spinto da una sua singolare reverenza ed attaccamento alla religione di Cristo ed al suo vero ed unico rappresentarne in terra, aveva già stanziato assegnamenti per la somma di tre milioni e mezzo di franchi all'anno.
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