Erano già conosciute a quel tempo le prime disposizioni amministrative emanate in Roma, tanto contrarie alla generale aspettazione dei buoni, e gli animi se ne mostravano singolarmente risentiti, massime dopo che si sapeva di certo, che alle buone intenzioni di Pio VII e del cardinale Consalvi contrastava nei consigli dello Stato una fazione avversa a qualunque miglioramento civile e politico, instigata dall'Austria.
Dapprima, come sempre suole avvenire in simili casi, lo scontento della nazione si manifestò per adunanze più frequenti del solito di ascritti alle sette, per voci sediziose, per apparizione di gente armata alla campagna, dove gli uomini sono più risoluti ed armigeri; meno ritrosi alle imprese perigliose, lontani anche dall'azione immediata del governo, tutelati da siti opportuni agli assalti, alle fughe, al celarsi e ad ordinare difese; in seguito si spedirono lettere e messi segretissimi ad accordarsi e fra loro corrispondere nelle varie città; infine, poichè il papa leggermente ammalò, ed alcuni credevano vicino il termine de' suoi giorni, i carbonari delle Romagne concertarono una riunione armata in Macerata per darvi cominciamento ad una sollevazione di tutto lo Stato. Di verso gli Abbruzzi venivano ad ogni istante assicurazioni di soccorsi napolitani, quando i carbonari di Ancona si fossero fatti padroni di Macerata; i settari compagni di Ferrara e Bologna, che per la prossimità dei luoghi e la frequenza delle relazioni s'intendevano con quelli di Modena e della Lombardia, promettevano di aiutare con tutte le forze loro la mossa delle Marche; il moto, pronto e ordinato; il giorno, il 24 di giugno.
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