Avevano ancora i carbonari di Ancona intelligenze con alcuni impiegati del governo pontificio in Macerata, coi detenuti nelle carceri, e colle popolazioni delle circostanti terre, angustiate massimamente dalla carestia e dal morbo che affliggevano in quell'anno l'Italia. Dovevasi poi, quando si fosse ricevuta la nuova dell'adesione di una o più fra le città primarie dello Stato, nominare un governo provvisorio ed un consolo nella persona del conte Cesare Gallo di Osimo. S'aspettava l'avviso e il motto dei capi. In questa però la salute di Pio si trovò migliorata; la polizia, sospettosa per sè o avvertita da altri, aveva intraprese lettere e proclami dei congiurati, e stava vigilantissima; alcuni dei medesimi consapevoli esitavano, e tutti i concerti presi si credeva andrebbero a vuoto. Con tutto ciò, una mano de' sollevati delle Marche guidati da un Carletti antico militare, o perchè non fossero prevenuti a tempo delle contrarie risoluzioni, o perchè non rimanessero pienamente soddisfatti di quei temporeggiamenti da loro stimati inutili per lo manco e dannosi, deliberarono di fare da sè, e la notte dei 23 ai 24 giugno dell'anno 1817, convennero armati in Macerata. Erano tuttavia in picciol numero, ed essi medesimi parevano dubitare della riuscita; fu perciò necessario spedire in fretta nuovi messi e nuovi avvisi a chiamare al soccorso altri dei loro. Nondimeno pochi dei convenuti, o più audaci o male avvisati, o confidenti negli aiuti dei cittadini che continuamente esortavano, appresentatisi alla sentinella ch'era di guardia presso le mura, si provarono di disarmarla, fidando nell'oscurità della notte e nella sorpresa.
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