Al grido militare del soldato che chiamava all'arme i compagni, risposero gli assalitori con trarre di due colpi di archibugio. Accorsero al rumore ed alle grida i carabinieri pontificii, e i settari si dispersero per varie strade; ma dalle informazioni che ricevettero le autorità la mattina del giorno vegnente si venne in chiaro dell'andamento della congiura, degli accordi seguiti per farla riuscire a bene, delle cagioni che l'avevano ritardata e mandata a male. Si perquisirono case di cittadini per trovarvi carte ed armi; si arrestarono parecchi congiurati e consapevoli, e si aperse il processo, che durò più di un anno. Finalmente, essendo già in sul suo principiare il mese di ottobre dell'anno 1818, la congregazione criminale di Roma mandò fuori una sentenza, con cui imputandosi agli arrestati di avere macchinato e tentato una generale rivolta nel pontificio dominio, servendosi a tale effetto dei mezzi che loro derivavano dall'appartenere alla setta carbonica diretta al rovesciamento dei legittimi governi, dannava 13 di loro a morte come rei di fellonia, 22 alla galera, chi più, chi meno, secondo la maggiore o minore partecipazione loro alla trama. Fra i primi erano i due menzionati Gallo e Carletti; mail pontefice commutò a tutti la pena di morte nella relegazione a vita in una fortezza dello Stato sotto stretta custodia; ai secondi sminuì parimente la pena della galera. Non vollero però, ed a malgrado della vigilanza dei governi, rimanersene inoperosi i carbonari dell'Italia di mezzo; e l'anno 1819 si scoperse nel Polesine del Veneziano, che la setta introdotta quivi due anni prima s'aggrandiva, e d'accordo coi compagni dell'altre province preparava rivolgimenti molto maggiori di mole e di effetti.
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