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      I cavalieri gerosolimitani tanto rinomati nelle faccende guerresche, apparivano molto capaci di disfare quel ricovero di ladroni; tanto più che godendo essi il benefizio della vicinanza del sito, delle grosse navi armate in guerra a disposizione loro, del coraggio pruovato, dell'avversione al nome e alla signoria turchesca, la vittoria non avrebbe potato rimanere lungo tempo dubbiosa. Ma costoro, a parlare propriamente, erano piuttosto corsari essi medesimi che distruggitori di corsari; poichè abitando un'isola sterile e forte, qual era la loro Malta, da quella badavano ad accrescere i comodi proprii col rubare sul mare le ricche merci dei Turchi (e qualche volta degli stessi Cristiani), non a meritar gloria col cacciarli dall'africa. Luigi decimoquarto di Francia, che aveva della sua potenza una opinione smisurata, mandò un'armata a vendicare gl'insulti fatti dai corsari algerini ai naviganti francesi; ma contento all'aver fatto impressione con l'armi poderose sopra le terre africane, non comandò contra i provocatori più energiche dimostrazioni, lasciando che continuassero nelle usate loro ribalderie. Lo stesso Napoleone, solito piuttosto a distruggere che a lasciar sussistere gli Stati di antica data, per la presenza dell'emola Inghilterra nelle acque del Mediterraneo, non potè operare cosa di momento contra quegli audaci pirati; così che all'epoca della sua caduta l'anno 1814, era la insolenza loro già tant'oltre trascorsa, che delle nazioni europee chi pagava tributo ai capi dei Barbareschi per avere sicurtà di navigare; e chi non pagava, doveva tollerare di vedere i legni proprii ogni giorno presi e derubati sul mare.


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-Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834
Parte prima 1814-22
di Giuseppe Martini
Tipogr. Elvetica Torino
1850-1852 pagine 496

   





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