(18) Queste ed altre notizie ho attinte nelle Memorie manoscritte del generale Pignatelli-Strongoli, che a me fu dato di leggere.
(19) Moltissimi Napolitani, i quali occupavano a quel tempo uffizii militari, potrebbero tuttavia confermare il fatto colle loro asserzioni. E Luigi Angeloni, Romano, così scriveva da Parigi l'anno 1818: "Forse anche l'impresa avria potuto avere felice successo, se Murat, come straniero, a' suoi prediletti stranieri (Francesi) non avesse commesso in parte il vettovagliare l'esercito; perciocchè costoro lasciarono affamare i miseri soldati; il che fu cagion principale della loro sconfitta". - ANGELONI,. Dell'Italia, uscente il settembre del 1818; ragionamento III.
(20) Vedi COLLETTA, Storia della campagna del 1815, stampata per la prima volta nell'Antologia italiana di Torino.
(21) Grandeur et décadence des Romains, ch. 4
(22) A pag. 157 io scriveva: "Discusse nuovamente alcune parti più essenziali dello statuto, e da tutti approvate siccome provvedimento primo e provvisorio, uno degli adunati, ecc.", ma da quello che qui ne dice lo scrittore del libro Delle cause italiane chiaramente apparisce, che il rapporto a Napoleone fu dettato dal Delfico, non a Torino, ma a Napoli. Della quale mia inavvertenza desidero che il lettore benevolo prenda nota nella sua memoria. (Nota dell'autore).
(23) Era stato proposto di abolire il calendario Gregoriano: gli uni volevano che il nuovo impero romano continuasse la data del primo, e sostenevano che, poichè lo aveva potuto far la dinastia dei Borboni, non eravi ragione per cui far nol potesse il secondo impero romano, dichiarandosi così erede legittimo del primo.
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