Venite, correte nelle braccia di un padre generoso, pronto ad alzar la mano del perdono. Egli non vi rammenta offese se non per unirvi e reggervi da padre. Dubitereste voi delle promesse dì chi, nato fra voi, con voi ha comuni leggi, usi e religione? In nome del congresso di Vienna io rimonto oggi sul legittimo mio trono, ed in questo stesso nome vi prometto amore e perdono".
(26) L'articolo di quell'accordo conchiuso in Vienna addì 12 giugno dell'anno 1815, e di poi tenuto segreto, così diceva; "L'impegno che le Loro Maestà prendono per mezzo di questo trattato onde assicurare la pace interna dell'Italia, facendo Loro un dovere di preservare i proprii Stati ed i loro rispettivi sudditi da nuove reazioni, e dalle sciagure d'imprudenti innovazioni che potrebbero farle rinascere, le Alte Parti contraenti restano nell'intelligenza, che S. M. il re delle Due Sicilie, ripigliando il governo del suo regno, non ammetterà cambiamenti che non possano conciliarsi sia con le antiche istituzioni monarchiche, sia coi principii adottati da S. M. I. e R. A. nel governo delle sue province italiane"
(27) Gli scrittori francesi abbellirono questo fatto, raccontandolo nelle storie loro militari, ed esaltandolo siccome un magnifico esempio del valore francese, unico al mondo; ma ciò avvenne con grandissima offesa alla verità, poichè il merito della priorità, se non altra, appartiene agli Italiani. Infatti, l'anno 1814, dopo che il vicerè d'Italia Eugenio Beauharnais ebbe patteggiato la cessione di Mantova cogli Austriaci, avendo il generale Bellegarde intimato ad un Crovi, modenese, e colonnello dei granatieri della guardia italiana, che cedesse le bandiere, lo stremo italiano gli rispose: Non le avete conquistate, e non le avrete.
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