Porta la data de' 15 febbraio 1849, e veniva di Gaeta. È scritto in forma di circolare, che i familiari di Pio IX mandavano con molt'oro ai parrochi, ai rettori dei conventi ed ai capi del brigantaggio nelle Romagne, e si rinvenne fra le carte del padre Filippo Maria Rossi, minore conventuale, reggente il monastero di Sant'Andrea in Spello, e vicario del Santo Uffizio. Il documento è questo: "Amati fratelli! Il Dio delle misericordie, prima di concedere a' suoi fedeli le glorie del paradiso, ama ch'essi guadagnino la palma del martirio. Le calamitose vicende che sovrastano l'umanità e la religione, esigono che voi, amato fratello, usiate tutti i mezzi che sono al vostro potere da noi affidati, per giungere a riacquistare i nostri infranti diritti, ed a disperdere le trame dei nostri nemici. I liberali, i giacobini, i carbonari, i repubblicani non sono che un sinonimo.
Essi vogliono disperdere la religione e i suoi ministri; noi dovremo in vece disperdere sino le ceneri della loro razza. Proseguite col vostro zelo a coltivare codesti religiosi e gli abitanti per coteste campagne, come avete fatto sempre per lo passato. Dite loro, che al suono della campana non manchino al santo convegno, ove ognuno di noi dovrà vibrare senza pietà le sue armi nel petto de' profanatori della nostra santissima religione. Riflettete ai voti che s'innalzano da noi all'Altissimo: sono quelli di disperdere sino all'ultimo i nostri nemici, non eccettuati i bambini, per evitare le vendette che questi un giorno potrebbero esercitare nei nostri allievi; procurate in somma che quando noi manderemo il grido di reazione, ognuno di voi senza timore c'imiti.
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