Voglio dir ch'appena fiatoSe li vede in su del volto:
Ei combatte coll'inedia,
Né vi sta chi ci rimedia;(8)
Uomo pur di tanto mertoNon si cura, o si pospone?
Chi saprà di tal sconcertoDir la vera sua cagione?
Eh, la so, la so ben io,
Non è l'astro,(9) e non è Dio.(10)
Quel maligno jettatoreHa ripiena l'atmosfera(11)
Di malefico vapore,
Che in mirabile manieraRiflettendosi, vi muta
De' potenti la veduta.(12)
Mira pur quel cavaliero,
Com'è pieno di coraggio!
Trova tu nell'emisfero,
Se potrai, altro piú saggio;
Giace questo anche neglettoPer il guardo maledetto.
Ecco là la bella Fille,
Quanti pregi in sé raduna!
Quelle placide pupilleSon bersaglio di fortuna;
Collo sguardo l'avvelenaQuella turpe anfesibena.
Che dirai se fin le carteNella man ti muteranno?(13)
A guardar se mai ti stannoQuesti perfid' in disparte,
La partit' hai già perduta,
Non ti val ortica o ruta.(14)
Come vada quest'imbroglio,
No 'l comprendo certo, affé.
S'empie il mondo di cordoglio,
Né si può saper perché.
Quegli disse che si' agenteOra occulto, ora patente.(15)
Ma, di grazia, li domando,
Perché mai se dieci o seiEgualmente stan giocando,
Solo a tre gl'influssi reiDi nemica immonda bestia
Recar debbano molestia?
E via su, lasciamo ancoraQuesto punto senza dote:
Figuriamo che tutt'oraCome il raggio che percuote
Terso specchio si modifichi,
Dagli oggetti si specifichi.(16)
Si conceda di vantaggioUn incontro di vapori;(17)
Creda pur, se vuole, il saggio,
Che s'uniscan al di fuori,(18)
E per cert'antipatia(19)
Si corrompino per via.(20)
Che, perciò! dirai che 'l dado
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Dio Fille
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