O la carta si scomponga?
Pensi forse che di radoQuel vantaggio si disponga
Perché solo il vapor tuoTorna in te, con quel ch'è suo?(21)
Ben comprendo che quel taleSu del fisico cagioni
Coll'afflusso suo bestialeLanguidezza e pedignoni,
Ma non già com'egli possaGir lontano piú dell'ossa.
Ecco dunque l'argomento,
Ch'a trattarlo come va,
Lo confesso, mi sgomento,
È difficile, si sa.
Pur dirò diverse coseChe l'amico(22) non espose.
PROSA SECONDA
LA JETTATURA SI DIVIDE IN FISICA E MORALE
Voi gentilissimo mio signor D. Nicola, ottimamente divis'avete la jettatura in patente, ed occulta. Ma quanto difficile cosa è incontrarla con tutti! Di primo abbordo, mi sembra che nulla di piú voi dite nella occulta di quello volete esprimere nella patente. Guard'Iddio che volessi qui farla da pedante; sono cosí annoiato da questo fare, che mi caccerei il capo nel forno prima di sentire simili bazzecole. Solo dico che la patente essendo quella di cui se ne intende la cagione, come dite, senza conoscerne la maniera colla quale opera; e l'occulta quella la cui cagione s'ignora, pare che dovessero poscia scaturire da diversa sorgente. Voi fate derivare la patente dalla fisonomia degli uomini, dall'antipatia, dalla fantasia agitata, dall'aspetto, dal discorso, dallo sguardo, dagli effluvi che si dipartono da un corpo. Tutto bene, e conveniamo a meraviglia. Come riduciate poi l'occulta ad un effetto prodotto da quella signora Ciarliera, come stridula gaza, che l'ordine converte e produce il cambiamento alle carte è, per parlar franco, quello che non comprendo.
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Nicola Iddio Ciarliera
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