Ne' corpi variFinché poi giungano,
E voi colpiscano.(73)
Da me vedetelo:
Sono bruttissimo,
Noioso e squallido,
E già m'aggravanoGli occhiacci fetidi.
È certo indizio,
Che in me predominaL'impercettibile
Che di que' perfidiRaccoglie i fulmini.(74)
PROSA SESTA
SUI SEGNI DE' JETTATORIALLE BELLISSIME E VEZZOSISSIME DONNE
Voi, bellissime e vezzosissime donne, coll'amabilissima presenza vostra vi attirate sopra l'attenzione de' riguardanti e vi esponete del continuo ai malefici effluvi de' jettatori; io, all'incontro, null'avendo di che alimentare gli sguardi altrui, mi trovo al par di voi infelicitato da' medesimi, e forse forse assai piú ne sostengo la violenza. La figliola di Inaco, che da morbida e vezzosa donzella si vide in vacca tramutata, benché la sentisse nel piú vivo del cuore, confortava però la trista mente colla rimembranza della cagione che tratta l'aveva al colmo delle disavventure; ma Atteone, il povero Atteone, quando si vide mutato, traviato, perseguitato, tutto era per lui oggetto di duolo, né li rimaneva di che consolarsi. Comprendete adesso, vistosissime donne, dalla vostra la mia disgrazia: e se animate il mondo coll'ardore de' vostri lumi, e ricreate i riguardanti colla soavità de' vostri vezzi, date vi prego un'occhiata nel fondo del mio cuore, e vedete se questa reputar si debba di quella di gran lunga maggiore.
Ahi, che troppo, troppo piú acerbo è il mio del vostro caso! Voi ritraendo conforto dalla dolce rimembranza delle bellezze vostre, avete almeno nelle sciagure un balsamo, che allenisca le piaghe apertevi da' jettatori; io all'incontro non avendo di che consolarmi, non vedo che desolazione e sconforto.
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Inaco Atteone Atteone
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