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      Or questo mio presentimento di disgrazie, questa mia penetrazione di pene, quest'acerbità di duolo, mi ha penetrato lo spirito ed ha fatto che, immergendomi negli abissi della natura, mi conducessi laddove è vietato a' mortali.
      Non è questa la prima volta che cose incredibili a dirsi tentate si sieno dall'uomo. Orfeo, penetrato dalla perdita della bella Euridice, tentò l'ingresso alle affumicate porte ed ardí strappare l'amabilissima consorte dall'orrenda gola del mostruoso trifauce. Io, calamita de' malefici vapori, vedendomene del continuo coperto, niente meno che il figliuolo di Calliope ho tentato, quasi dissi l'impossibile, ed ho scoperto i segni ne' quali, come in torno, risiede la jettatura. Non credete per tanto, bellissime e vezzosissime donne, che io cose dica oltre l'umana credenza, o che sieno piú agevoli a dirsi che a farsi.
      Tutti gli enti, quanti mai sono, a certe determinazioni attaccati si trovano, e dalle note che li caratterizzano ne discoprono l'esistenza, la diversità, la natura che hanno: molto piú poi, e con ragione, ciò si osserva nelle cose che tendono alla rovina di un essere, che fu scopo primario ed unico oggetto nella creazione delle medesime. I veleni distruggitori della nostra vita per la maggior parte si discoprono dall'intollerabile e disgustoso senso che eccitano; i quadrupedi, i fieri quadrupedi che, uscendo dalla tana, minacciano di sbranarci a momenti, scoperti sono da que' teribili ruggiti e spaventosissimi urli che come per necessità tramandano; i rettili stessi, quanto piú celeri sono a lederci, tanto piú ci prevengono coi di loro segni.


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Capricci sulla jettatura
di Gian Leonardo Marugi
pagine 79

   





Euridice Calliope