(37) È peste e contagio come l'altre pesti e contagi, ma che entra pegli occhi - e può dirsi vivus vidensque pereo - e forse e senza forse per il resto delle parti.
(38) Questo è il sensorio comune. Io non intendo qui disputare; so molto bene che il Signor de Buffon crede all'opposto. Suppone la sostanza del cerebro insensibile all'in tutto e presso che inutile, e per non negligentarla affatto la chiama terreno, che presta ai nervi del nutrimento. Il centro del sentimento per lui è il diaframma, e ciò per la sensibilità che ci ha osservata. Ma «L'Auditor non ha data sentenza».
(39) Questi è Boneto. L'ipotesi è bizzarra. Forse l'ha esposta dietro le tracce di Leibnizio. Suppone il sensorio comune una sostanza somigliante alla luce. Lo chiama germe indestruttibile, che esista fin dopo la morte, e che la risoluzione altro non sia che un nuovo sviluppo di esso. Io non so cosa mi dire. Accordo l'esistenza di alcune particelle sottili, volatili, spiritose, diffuse dal cerebro alle parti, e convengo coll'abate Nollet, che sieno simili alla materia elettrica, che presso a poco è l'istesso di ciò che dice il Signor di de Sauvages, cioè che sia fuoco elementare attaccato alla parte zolfurea.
(40) Questi sono i canaletti nervosi destinati al passaggio di quel sottilissimo fluido.
(41) Da tutte le parti nostre si diramano nervi che vanno a finire in un punto. Se questo fosse, come immaginò Cartesio, la glandola pineale, o qualche altra parte, io non devo qui questionarlo.
(42) Le sensazioni si spiegano diversamente.
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Buffon Auditor Boneto Leibnizio Nollet Sauvages Cartesio
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