Ieri sera principiò, questa mattina vi ho parlato. Vedrò in appresso come sarà per riuscire siffatta cura. Or posto vero, come asseverantemente si vuole, stimate voi tanto facile il comprenderne la ragione? O dovremo negare affatto che ciò succeda? Io per me crederei essere temerità senza pari il volere costituire limiti alla natura. Non è a me noto come possano agire i filtri, poiché a detta di Ovidio: «Philtra nocent animis, vimque furoris habent». Dunque è falso che producano delle mutazioni? Io non comprendo come la radice Baaras, che alligna nella valle cosí anche chiamata, e posta a settentrione della Città di Macbezo, resista alla sua estirpazione in una meravigliosa maniera, scappando e sfuggendo sempre dalla mano sin che non se le butti sopra dell'orina, e come dicono gli osservatori, dell'orina di donna. Dunque dovrò dire essere tal fenomeno affatto falso? Potrò io dubitarne fin che ad occhi veggenti non venga da me osservato, ma vedutolo, non posso assolutamente negarlo. Molto piú bizarro sarebbe il caso, se mentre vedo la mimosa ritraersi coll'appressarle la mano, voless'io sospendere la credenza, finché non ne comprendessi la maniera nella quale ciò avvenisse. M'immagino che sarebbe questo un fanatismo ben fatto. Molte cose producono i loro effetti per alcune qualità a noi note, molte altre per qualità non affatto da noi conosciute. Quelli, lusingandoci di conoscerne la ragione, diciamo che operino per le particolari qualità, che talvolta cerchiamo individuare, questi per la loro totalità, ch'è quanto a dire per un complesso di azioni, per un inviluppo di forze, per un non so che che l'anima.
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