Cesare Todeschini, Le botteghe a capo d'anno; ad Antonio Fogazzaro, Val d'Ossola. «Ci troverete, se altro no, delle memorie - dice l'autore - non solamente di casa mia, ma di casa nostra; i sassi, gli alberi, le vie, dove passate senza soffermarvi, e che pur ne francherebbero la spesa, tante cose hanno da raccontare; la gente, i bimbi, le donne, che incontrate per istrada, per le botteghe, al passeggio, al teatro, senza guardarli altro che per guardare, e che pure hanno ciascuno il loro romanzo inedito, o il loro idillio, o la loro elegia; e alla peggio infine, se anche io non avrò saputo scoprirvi neppure un lembo di quegl'ignoti poemi, che la storia ha sepolti, e che la vita e la morte vengono ogni giorno seminando sotto ciascuno dei nostri passi, ci troverete almeno dei nomi onorandi e belli, di vivi e di morti; nomi tutti di strenui lavoratori, d'intemerati operai del pensiero, di soldati infaticabili della scienza e dell'arte; carissimi al mio cuore, e degni di essere...»
Le Rime andavano sparse per i giornali politici e letterari, per le strenne e per le raccolte. Fu tentato l'autore di raccoglierne un manipolo quando ripresentò la raccolta de' propri Sermoni, alla quale s'era fatto buon viso (T. M., Sermoni e Rime; Firenze, Succ. Le Monnier, 1884). Distribuì le sue rime in quattro gruppi: Sonetti e stornelli, Cosas de España, Varia, Odi e canzoni. Si partiva dall'arguta agilità degli stornelli politici del 1858, per giungere alla solenne compostezza della canzone Nel quarto centenario di Raffaello.
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