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      Che varie forme non riveste un sentimento, per chi lo insegua, a dir così, attraverso quegli ambienti molteplici, quei mondi ignoti al volgare, che la coltura e l'abitudine del pensiero disserrano allo studioso? E v'ebbe egli mai artista di fervido cuore che non imprestasse a un noto volto tutte le espressioni, tutti i lineamenti psichici, tutto il pathos di più anime umane?
      Non vogliate, Donne gentili, crudelmente sorridere: attingete piuttosto alle mie confessioni quella benigna e facile contentatura, che sa perdonare in grazia dell'affetto alle manchevolezze dell'arte; perchè senza la fiamma dell'affetto - benissimo lo intimò in uno de' suoi divini sonetti il mio vecchio Revere,
     
      Perchè senza la fiamma dell'affettoNon dà luce la fiaccola del vero,
      Nè vien l'opra seguace al sentimento.
     
      Che V'offro io dunque? Che Vi posso io promettere? Rare volte una celia amara e fugace; questo solo di certo: una malinconia poco men che perenne. Eppure, in Voi, Donne, confido. È la storia vostra medesima, infine, quella che ne' miei versi e ne' miei schizzi vorrei darvi a rileggere. Quella divina fantasia di Platone, concetta già nella nostra "umile Italia" dai filosofi italo-greci, quella che ci imaginò memori di vite anteriori, ha bene il suo fondo di ragione nella scienza e nella coscienza. Sono fattura di un lungo, forse di un infinito ordine d'anni, di un vagabondare e commescersi infinito di stirpi, i nostri cervelli; in un passato lontanissimo, forse nelle regioni più remote, hanno radici e propaggini i nostri pensieri.


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L'odissea della donna
di Tullo Massarani
Editore Forzani Roma
1907 pagine 356

   





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