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      Tenerezza davvero infinita per le ingenue virtù di ogni poverella che fatichi, che combatta, che vinca: sia essa l'ardita e svelta montanina, cara ai poeti lombardi, o sia la forte villana della gran valle dove il Po, non sempre per aver pace, spesso discende a formidabile guerra; sia la leggiadra pastora delle Prealpi, o la robusta e nomade figliuola delle vette Giulie, custode non inconsapevole di questa nostra italianità imperitura, che s'inviscera nelle sue roccie.
      So bene, Signore mie, che di cotali pietose imagini, come d'ogni affetto gentile, Voi mi siete maestre, non che affatto Vi bisogni impararle da me. Ma per questo appunto io V'ho preparato una di quelle panie a cui non si sfugge. Amare il bene, lo sapete, non basta; bisogna farlo: ed io Ve n'offro un'occasione di più.
      Quante volte non Vi siete Voi impietosite dell'infanzia derelitta, scarsa di vesti e di pane, per non dire, lasciando gl'ipocriti eufemismi, ignuda e affamata, in perpetuo desiderio, che è il più, di un caldo raggio d'amore, e, se non fosse per la innata prontezza dell'indole, muta d'ogni luce di pensiero? Quante volte, vedendo una bimba per via sorridervi tra lusinghiera e supplichevole, con un mazzolino di violette fra mano, e i piè scalzi per le terre, quante volte, anche essendole state, come è vostro costume, generose di carità, non avete, un momento dopo, rimproverato a Voi stesse la spensierata elemosina, che ha tolte Voi, per quel momento, dall'incubo importuno della miseria, ma non senza lasciare aperta, anzi inciprignita la piaga?


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L'odissea della donna
di Tullo Massarani
Editore Forzani Roma
1907 pagine 356

   





Prealpi Giulie