Eppure, bastò il più sovente una povera monetuzza, o piuttosto, se considerate bene, bastò uno sguardo amorevole e un volger di testa gentile, a far correre su quel visetto scarno e pallido un lampo di non simulata letizia; a rinfrancare, a rattizzare gli agili spiriti dell'infanzia. Allora quella piccina, quasi immemore dei fieri disagi, delle intemperie, del freddo, degli sprezzi quotidiani, Voi l'avete di lontano osservata, quando già Vi credeva fuori di vista, esultare festosa co' suoi coetanei, giocherellare, scambiare motti e lazzi, poco, ahimè, corretti, senza dubbio, ma scintillanti d'innocente allegria. E avete ammirato costanza e felicità rara di doni che la Natura comparte anche a' più disgraziati, a' fanciulli massimamente, tantochè un nonnulla pare che basti a ravvivarli e a rimetterli in lena.
Anche avete, però, dovuto pensare imputabilità grave, giudicabilità momentosa, che s'accumula sul capo ai prediletti della Fortuna, se neppure di quel nonnulla si ricordino; avete dovuto pensare come la lindura delle membra, la sufficienza del cibo, degli indumenti, del ricovero, una boccata d'aria buona, un lavacro d'onda salutare, e insieme (che vien da sè quasi sempre col resto), uno svolgersi più aperto dell'intelletto, un alitar più soave del sentimento, andrebbero di leggieri tramutando in un angioletto, o, se vi pare che l'imagine calzi meglio, in un vispo e giocondo spiritello, non punto dai vostri dissimile, la sbrindellata e lercia pitocchetta.
Or bene (e nessuno lo sa meglio di Voi che ci contribuite tanto), tutto questo, e dell'altro, e assai di meglio si fa.
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Natura Fortuna
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