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      E Issàcaro5 non ha chi l'apparigli.
     
      «S'è muro, le farem merli d'argento,
      Battenti d'oro le farem, s'è porta,»6
      Dicea de' frati avari il mal talento;
      Chè, fatta a la sua vigna mala scôrta,
      Di cacciarla in Aremme a prezzo drentoGìan mulinando, e di partir la torta:
      Ma li conciò per bene il Re del Cielo,
      Mandandole d'un tratto imporre il velo.
     
      Un di su l'alba, al chioso delle noci,7
      Scesa l'erba a mirar de la convalleE de' vitigni i bocciuolin' precoci,
      Non s'accorse la bimba che a le spalleEra un brusìo di carra, un suon di voci:
      Le genti son del Re, sbarranle il calle,
      E, come a la ragion piace del forte,
      Sopra le sono, per menarla in Corte.
     
      Pigliatala costor senz'altro, a mezzoDe la bella persona seminuda,
      Tosto l'han pôrta a ciondolarsi al rezzoDi quella ch'è per lei dorata muda:
      Chè, per gajette pelli e dolce olezzo,
      Non l'è cotesta prigionia men cruda;
      E, lasciato laggiuso a' campi il core,
      Tutta s'allenta in passïon d'amore.
     
      Dicean le donne de l'Aremme invano:
      «Del Signor nostro più che il vin soaviSon le carezze, e al bacio del Sultano
      Non è profumo che assai mondi e lavi:»
      Ch'ella: «Ove sei - gemea - pastor lontano,
      Tu sol, tu solo hai del mio cor le chiavi!»
      E l'altre: «Se a miglior senno non s'apreQuesto tuo cervellin, riedi a le capre.»8
     
      Invano il Re dei Re: «Del mio puledroBella mi sembri al par, quando s'impenna;
      Saràn le case tue cipresso e cedro,
      Letto dei cigni ti sarà la penna;
      Monili di Sidòn, perle di Ledro,
      E avrai, bruna, coralli a la cotenna:»
      Ch'ella: «Deh vien - ripete - e in sen ti posa,


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L'odissea della donna
di Tullo Massarani
Editore Forzani Roma
1907 pagine 356

   





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