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      Tombeléno s'innalza,
      Tutta scogliosa del natìo granito:
      E dove a miglior litoPar che declini la petrosa balza,
      Ospite incauto affondaIn bellette più mobili de l'onda.
     
      Ma non l'irte castellaSì dure un giorno de l'Inglese al dente,
      Non la chiesa lucenteChe dal guerriero Arcangelo s'appella,
      La occulta saga io dico,
      Sol de' Bardi commessa al verbo antico.
     
      Dei tempi e della notteEra l'ombra sul mondo. Argentea luna
      Tombeléno la brunaSvelava indarno, invan movea le scotte
      La crescente marea:
      Chè un sacro orrore i petti indi torcea.
     
      Era fama che a sorteSe lambisse nocchier la riva arcana,
      Mulïebre lontanaRidda vedea squassar faci di morte:
      E in orrida tempestaDi larve il travolgea turba funesta.
     
      Pur fu dì che un garzoneA scoter nato ogni servil desidia,
      Ivo, di tutte invidiaLe bellissime vergini bretone,
      Sorse, libò a l'Aurora,
      E a l'isola fatal volse la prora.
     
      Al clangor de la trombaNe la romana legïon tenace
      Spinto il petto capaceE non indarno oprato avea la fiomba:
      Spesso in giulive mosseFatte avea l'aste del suo sangue rosse.
     
      Alto obbietto a sua curaDal servaggio francar le alvernie zolle:
      Però vincer di mollePrece sdegnava, e di monili, oscura
      Vendereccia malìa:
      E il vaticinio a conquistar salìa.
     
      Prese terra. Di nereAli d'aquila adorno avea l'elmetto,
      Fluian sul dorso e il pettoLe treccie rutilanti: il gran brocchiere
      Gittò d'un tratto e il brando,
      Nel sacro de le Sene àmbito entrando.
     
      Stanno le nove suoreA un vase intorno che gran fiamma fiede:
      Nude le braccia e il piede,
      Vèston gramaglie eterne; ha il capo onore


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L'odissea della donna
di Tullo Massarani
Editore Forzani Roma
1907 pagine 356

   





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