«Stilla - dicea - dal mutoCarcere uscii: nel foco mi detersi:
In cento forme emersi,
Fiore, augellin, fanciulla; e mi tramuto,
Dopo età senza gloria,
Al divo Regno, alfin, de la Memoria.
«Omai l'ultimo inalbaPrefisso dì. Lunge te n' va da questa
Isola oscura e mesta,
E me lascia all'aurora algida e scialba:
Tògliti per mio pegnoQuesto vezzo di nicchi, e ascendi il legno.
«A schiararti la via,
Una fiaccola già di terebintoA la tua prora ho avvinto;
Teco in quella verrà l'anima mia:
Palpiterò ne l'ombra,
La via del mar ti farò piana e sgombra.
«Teco sempre m'avrai:
Sarò ne l'aura che ti vibra intornoNel calare del giorno,
De la tua stella ne' pietosi rai:
Possedesti le membra,
Che lo spirto è con teco anche rimembra.»
Disse e il baciò. Sul clivoUn'ultima fïata a salir prese,
E allor che in fondo sceseLa fiaccola lontana, e insiem con Ivo
Sparir vide la poppa,
Del giusquiamo feral vuotò la coppa.
Tornâr col primo Sole
Di Korivena a coltivar la mèsseLe pie sacerdotesse:
Ma del dolmenno insanguinar la moleMestier non fu: ch'Ena, a prima mattina,
Fredda e bianca era già d'intatta brina.
LE VERGINI CROTONIATI
LE VERGINI CROTONIATI
LE VERGINI CROTONIATI
Queste che a gara il biondo e il capel bruno,
Il marmo pario de le membra e l'oro,
E non negan di sè pregio nissuno,
Queste l'eletto son vergine coro:
Son di natali oneste e di costume,
Non ha il mondo più belle di costoro.
Ah, quella notte non dormisti in piumeChe largita gli Dei t'ebber tal vista
O d'Eraclea gioconda onore e lume,
Zeusi pittor, che brilli primo in listaNel libro d'oro della eterna lode,
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Regno Memoria Ivo Sole Korivena Ena Eraclea
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