Pagina (49/356)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      La furïal di cose transumaneSete ardente che smania
      Del Palatino là sotto i tonantiVertici, e l'alta, indoma
      Balìa d'afri giganti,
      Cui d'innocenti vite unqua non calse,
      E il vino e il sangue e le vergini ignudeDal talamo a le mude
      Tolte a trastullo, e d'Asia ogni nequiziaA scettrato fanciul nova delizia.
      Tu d'Evònimo padre al collo stretta,
      Delia, tremavi: e la sua gemma elettaDi verecondo pallio Arria coprìa.
      Giungeste alfine. Il buono Eufrate, il siroNocchier, non era in casa: a la sua Scòla
      Era; un collegio, dicea Febe, l'agraMogliera sua, dove la bella sagra
      Avean dismessa per udir certunoVenuto di Sorìa,
      Un prigione, un girovago, una spia:
      Ch'altr'essere potea, se come spolaLa lingua tutto il dì quel tessitore
      Menava, e co' soldati era tutt'uno?
      O curïose! Vi pigliò prudoreD'udirlo: e foste dritto al Confessore.
     
      Macro l'uomo, sparuto; avea le guancieDi negra barba ispide; le mani
      Moveva catenate;
      E dicea: «ComportateLa mia pazzia, se son pazzo, germani.
      Cinque fiate di corde, e fui percossoTre fïate di verghe;
      In fatica, in travaglio, in fame, in sete,
      In perdute stamberghe,
      Nel mare da procelle alte commosso,
      Fra l'inimiche lancieSoffersi, perigliai:
      E però mi vedeteDe' miei mali superbo e de' mie' guai.
      Però che Iddio nel suo Figliuolo in formaSimigliante a la carne del peccato,
      La carne ha condannato:
      E chi vive a la carneInimico di Dio, non vedrà orma
      Del prossimo suo regno:
      Ch'è la carne ritegnoNei lacci de la morte:
      Sol quei che sappia a tempo il piè ritrarneQuegli sol spezzerà l'empie ritorte.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

L'odissea della donna
di Tullo Massarani
Editore Forzani Roma
1907 pagine 356

   





Palatino Asia Evònimo Arria Eufrate Scòla Febe Sorìa Confessore Iddio Figliuolo Dio