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Tu scolorasti. E Domitilla buona:
«Delia - disse - che hai?»
«Te felice! Non sai
- Rispondesti tremando - come suonaQuesta voce dei miseri nel core:
Tu sorella mi fosti, ed Arria madre;
Ma quante non vid'io misere squadreDe la mia gente antica
Punte di quell'orticaChe questo Santo? Oh credi, è a noi Signore
E a noi dimanda fedeltà il dolore.»
Che val s'Arria il noleggioStrinse col Siro? Che, se Domitilla
Con Evonimo tuo fa d'ogni armeggioPer involarti a l'importuna squilla?
Trista ti veggo da quel giorno, e passiSilenzïose l'ore,
E ne la notte anco pavento forteNon prèdichi a la suora amore e morte.
O vegliate, vegliate,
Genii d'Ellade amici,
Genii sereni de l'amor fecondo,
De la bionda letizia e del sovranoLume che indora il mondo:
Su queste pie vegliate,
Non forse - ah sperda il tristo augurio il Sole! -
Non forse disperateTenda indarno le braccia a le figliuole
Arria, un'orrida notte: e in alto ardentiLe vegga di Neron faci viventi.
IRENE IMPERATRICE
IRENE IMPERATRICE
IRENE IMPERATRICE
Quando solingo e tacitoNe la notturna pace
Ancor le penne scotereOsa lo spirto audace,
E le grevi di polveInterrogando va
Ch'alto silenzio involveNon rediture età;
Spesso in idea travalicoAl tempestoso Eusino:
Agonizzar nei Sinodi
Miro il pensier latino;
E d'onde leva il giornoE dove scende in mar,
D'armi per tutto intornoDue campi stormeggiar.
Giù per la notte querulaChe il secolo ingiocondo
Empie di larve e trepidoFa del dimani il mondo,
Quinci il pennone oscillaDell'arabo Signor,
Quindi la Croce brillaDi Carlo Imperator.
A voi sventura, o Sassoni
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