Nel suo giocondo April,
Inclita ne l'orgoglioSe di natali umėl,
Č Irene, Irene il chčruboChe il bruno Ismaelita
Da l'agognato limineAd altri allori incita:
A la bellezza il trono,
Cede al virile ardirDe la corona il dono
L'arabo invitto Sir.
Perchč sortito ha il nascereCostei nel secol tristo,
Che proni aggioga gli animiA' traditor' del Cristo,
Interpreti e scheraniSč predicanti al Ciel,
Per dominar sovraniDal tempio il regio ostel!
Pur di lusinghe arteficeSorger ben sa potente
Sovra i temuti aruspiciLa nova Iddia vivente:
Giā giā del suo figliuoloRegali nozze avran
Fatto del mondo il soloMirifico sovran.
Carlo consente. EsercitiElla e Concilii aduna:
Chi pių cotesta imbrigliaFantastica fortuna?...
Il figliuol suo, che imbelleE sconsigliato assal
Col gregge versipelleIl soglio maternal.
Ahi, nel profondo ascondasiInorridito il Sole,
O di Medea pių reprobaVedrā ne la sua prole
Costei che agli atti supplice,
Effusa il biondo crin,
Ora solinga al Tempio,
Sotto l'Occhio Divin.
Ôra; e chi sa? Le tenereGemebonde litane
Toccan lassų le viscereDi Madri pių che umane:
E lodanla gli altariNon pių vestiti a brun,
Brulli non pių, nč avariDi simulacro alcun.
Perchč, se dell'Isaurico
Non trionfō l'erčsi,
Se ancora ebbero palpitiD'amanti al suol prostesi
Sotto le volte d'oroLe pie Madonne, e fûr
De' Santi in mezzo al coroEmule al Dio d'Assur,
Tua fu la lode, o postumaD'Ellade figlia, Irene:
E chi puō dir se tenueA consolar tue pene
Maria non scese, e il servoScoglio non t'allenė,
Quando un fellon protervoIn Lesbo ti staggė?
Prona forse a l'orecchio:
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