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      «Il Figliuol mio perdona
      - Disse - e ti fia di graziaPegno la bella icona,
      Che nel leggiadro visoT'assorellando a me,
      Ridonerà il sorrisoA la cristiana fè.»
     
      Disse - e di cinque secoliSu la virtù latina
      L'ombre fûr viste scendereNon remëabil china:
      Poi le tornasti; e, Iddia,
      Tu la governi ancor,
      Col volto di Maria
      Parlandole d'amor.
     
     
     
     
     
     
     
     
      UN "GIUDIZIO DI DIO"
     
     
     
      UN "GIUDIZIO DI DIO"
     
     
     
     
      UN "GIUDIZIO DI DIO"
     
     
      O Scïenza togata, o buona e saggiaDispensiera del giusto,
      Ond'ebbe pace la tenzon perenneChe Menenio sopìa, tu che librasti
      Pensosa, arguta, e d'ogni soffio indenneD'accesa passïon, la fida lance,
      Per che ai popoli Roma
      Stette maestra del comun diritto,
      Che cor fu il tuo quel giornoChe, da barbare turbe invaso il Fôro
      E da nova di Flàmini coorte,
      Tenebre dense fumigare intornoVedesti al chiaro lume
      Che spandevi sovrana,
      Arbitra accetta ad ogni gente umana?
     
      Non più di sofi onesta opera e tardaIl responso prudente:
      Non ministra a la mente la parola,
      Che, dove irrompe de l'accusa il grido,
      Libera sorge e libera trasvola,
      E del giudice intègro al sacro pettoReca illeso tesoro
      Il casto accento che l'umìl francheggiaContro il torbido e forte:
      Non più vaglio sottile il vivo senno,
      Per che nel fondo il reo trabocchi e il buonoCampi le insidie de la ingorda sorte:
      Ma capofitto il Caso,
      Questo il giudice pio,
      Nel nome sceso a giudicar di Dio.
     
      Voi de le Ardenne in mezzo a la selvaggiaCresciuti aspra foresta,
      Quando, al tepido surti aprico lido,
      Reno, il gran Padre de le rapid'acque,
      Nume v'apparve, a Lui, siccome a fidoGenio, il giudizio de l'incerta prole


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L'odissea della donna
di Tullo Massarani
Editore Forzani Roma
1907 pagine 356

   





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