Commetteste ansïosi:
Onde la madre esterrefatta al caroNato, ludibrio a' flutti,
Pallida in viso ed errabonda e cieca,
Ambo protese di terror le braccia,
Gìa deprecando gl'imminenti lutti:
Èd egli spesso ed ella,
Nè rei pur d'un pensiero,
E vita e fama al sordo impeto diêro.
Ma più selvaggia delirò la mente,
Messere Incmaro, tua,
Quando dicesti: «L'acqua benedetta,
(Io 'l mallevo, Arcivescovo), la carneVuole del peccator da sè rejetta:
Però se, come avviene, abbietto servoSè colpevole nieghi,
Avvinto mani e piè, de l'acque in gremboTùffisi. Al fondo caggia?
Che s'affoghi non cal, l'anima è salva:
Soprannuoti per sorte? E il tristo pèra,
Pèra, chè l'acqua benedetta e saggiaCerne la colpa bene:
E il rifiuto paleseVi fa del vero, anime pie, comprese.»
Altro il tenore s'altro il reo: chè lungeDa chi impera è chi serve.
Franco Barone giuri sè innocenteO franca Donna? Con la destra impugni
O con l'ignudo piè calchi roventeVomere, o il braccio vigoroso affondi
In pajuolo a bollore:
Tre dì sott'esso paternal sigilloIl doloroso ignudo
Membro conservi, d'infulata chercaAl giudizio, al voler. Se illeso il dica
Poi l'arcana sentenza, ei sè del crudoPrepostero tormento
Assai tenga bèato,
Che il proclama di colpa immacolato.
Lunga etade così. Per che, venturaParve alle genti cieche
Altra cieca tenzon di sorti insane,
Quella de l'armi; e ritüal duelloAltre a morte sacrò vittime umane.
Stolta anch'essa tenzon, stolta speranzaChe arrida a giusta impresa
Del mortifero acciar costante e certoIl sinistro baleno.
Forse a' campioni suoi migliori polsi,
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Incmaro Arcivescovo Barone Donna
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