Diede muscoli e nerviAitanti pił, la buona causa? Invitta
A' suoi cinge la spada? Arcano scendeMessaggier che vittoria al giusto servi?
Ahi vanissima speme!
Pur, sui pugnati campi,
Caro ha il morir chi per l'onesto accampi.
E d'onesta tenzon deh quale e quantaA voi, pro' Cavalieri,
Cagione l'incresciosa invida offerseEtą nimica a' liberali ingegni,
Che in sģ gran copia prezļosi sperseGermi fecondi! «Al foco - ulula - al foco
Ogni fradicio ramo,
L'implacato levita - ogni sarmentoNon da noi di lustrale
Onda cosparso! Č temerario pattoCol Prence de le tenebre l'oscura
Scļenza delle cose, e batte l'aleBieche di vipistrello:
Č d'Inferno salita,
Ricaccieremla d'onde s'č partita.
«Spesso ministra a Sątana la donna:
Non vedi come spessoSta muta in sč Nella pastora, e avvisa?
Come al nero caprone e al grosso micioDa le verdi pupille intenta e fisa?
Allor ch'alta č la notte e la procella,
Certo di magich'erbeFece ricolto: strane erbe al profumo,
Irte, villose, agute:
La vacca di Rinier saggionne, e morse:
Pur costei ne ministra a questa e a quella,
E a pił d'un rimenata ha la salute.
Ma ci andņ per il bimboGianna; ed in trista vece,
Tal filtro n'ebbe che morir lo fece.
«E la donzella palliduzza e smuntaChe testč di lontano
Portņ messere il Duca, e ne l'ascosaTorricciuola lungh'ore a certe boccie
S'intriga intorno? Dicon sia di rosaNon so che saracin pagano unguento,
Imparato in Sorģa:
Baje! novelle! Altro ci cova sotto!
Io per me credo e dicoChe da colei, se messere l'Abate
Non ci provvede, avrem la mala sorteTutti noi poveretti.
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