- E il padre:
Questa che l'orme tue lasciar non vuole
È la gazzella che ferita un giornoDa uno spino di darba nella bocca,
Tu medica pietosa a lei versaviOlio d'ingudi su l'acerba piaga,
E che poscia coi frutti di sciamacoNutrivi, e come pargoletta amavi.
Ond'ella di riscontro: «O cara, a che mi segui ora che sto per abbandonare la casa paterna? Perdesti la madre appena t'ebbe messo al mondo; ora, quand'io sarò lontana, il padre avrà cura di te.» Così diceva la poveretta, e piena di sicurtà se n'andava con orrevole compagnia a richiedere l'adempimento della regale promessa; ma doveva essere duramente respinta. Affatto naturale m'è parso pertanto ch'ella si mostrasse non meno pia verso la dolce compagna nel doloroso ritorno; quando, perso l'anello, e rejetta dall'immemore amante,
In grigia veste avvolta e colle guanciePallide e scarne dagli aspri digiuni,
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Intemerata tollera l'assenzaChe dal crudo consorte la separa.
Ma non per sempre; - gioitene, amabili Lettrici. - Un pescatore trovò l'anello; lo portò al Re, al Re la memoria è tornata; e mentre egli viene pellegrinando nella speranza di poter assolvere un dì o l'altro il proprio debito, ecco s'imbatte in un caro fanciullo, che, da vero figliuolo d'eroe, la fa alla familiare con un lioncello datogli per trastullarsi. Il Re a certi segni riconosce il fanciullo per suo, e tantosto ne abbraccia la madre:
Oh me bëato, ti riveggo alfine,
Amata donna dal volto soave;
La rimembranza dissipato ha il bujo
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Lettrici
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