Dell'error che offuscava la memoria...
E oramai tutto finisce in pace e in letizia, come un tempo la buona usanza voleva che si finisse nelle commedie e nei conti di Fate.
NIGRA SED FORMOSA
Il Cantico dei Cantici! Appena forse taluna delle mie amabili Lettrici ne avrà udita qualche fervida strofa scoccare dalle labbra di due giovani attori, sull'impiantito di un teatro; e chi sa se non avrà poi dovuto scontare in quaresima quell'involontario peccato di carnevale. Ma si rassicuri. Uno dei grandi luminari della Chiesa, quel Bossuet, che i Francesi chiamano l'aquila di Meaux, nel Commentario che ne scrisse, ammette che al Cantico dei Cantici possano attribuirsi due sensi, l'uno naturale e l'altro mistico. Egli esprime anzi una opinione che perfettamente si combina cogli ultimi risultati della critica moderna: questa cioè, che il Cantico solesse cantarsi in Palestina durante le festività delle nozze, e fosse diviso in più Giornate, come appunto più Giornate duravano presso gli Ebrei, e in qualche contrada d'Oriente ancora durano, le feste dello sposalizio. Non dissimili giuochi scenici, misti di canti, di danze, di banchetti, di fiaccolate, di cori, usano tuttavia in occasione di nozze tra Musulmani a Damietta e in altri paesi della Siria, e si protraggono per sette giorni, durante i quali la sposa comparisce ogni dì vestita in foggia diversa: il coro è cantato dagli invitati. Ecco dunque che il Cantico dei Cantici può senza scrupolo tornare al teatro d'ond'è uscito; e che del senso naturale, di quello che anche il rigorosissimo Vescovo francese ammetteva, possiamo cercar noi pure d'intendere qualche cosa di più, senza peccato mortale.
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