Anzi, quando la critica, stabilita ch'ebbe la divisione del Cantico in Giornate, fece un di più, e si travagliò di distinguere le varie persone del dramma, e di ricostituire, nonostante le incoerenze di un'arte primitiva, l'azione, quel che poteva parere inverecondia diventò lotta virtuosa d'un amor vero contro le seduzioni dell'aremme, resistenza di una gagliarda e sana gioventù contro libidini senili, fedeltà inconcussa di capraja a pastore, in faccia alle dovizie tentatrici e alle deluse concupiscenze di un Sultano; e la moralità uscì trionfante ad asserirsi in quella sentenza da provetto Savio, che sembra riassumere tutto quanto il significato del poema: niente resistere all'amor sincero: quando il ricco pretende comprar l'amore, egli non compera che la vergogna.
Di tutti i dottissimi uomini poi, che lavorarono intorno alla interpretazione umana del Cantico, e gli rifecero, anche dai coppi in giù, una onesta riputazione, nessuno ha più merito del Renan, il quale venne scernendone ad una ad una le fila intricate, le ragguppò per bene, le rimise nel giusto loro assetto; e voltatone, per dir così, di sotto in su il canovaccio, là dove l'occhio volgare non iscorgeva che un viluppo confuso, mostrò leggibile, netto, distinto, anzi rilevato in tutta la gloria de' suoi smaglianti colori, un incomparabile tessuto orientale. E si può bene credere al dilicatissimo ingegno di un cotanto artista e sì inespugnabile critico, allorchè rivolge a' suoi lettori una dichiarazione, che, lui vivente (quando il suo gran nome non mi suonava acerbo rimpianto, ma dolcissimo conforto d'amica indulgenza), io mi reputavo felice di togliere a prestanza da lui: «Il mio scopo non fu di sottrarre alla venerazione una imagine, santificata dai secoli, ma di spogliarla un momento de' suoi veli, per farne ammirare la casta nudità agli amatori dell'arte antica.
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