L'idea morale di premio e di pena non era estranea al loro sistema di metempsicosi; consideravano i gradi inferiori di trasmigrazione delle anime come stati di prova o di castigo; e imaginavano un mondo oltre tomba, con le speranze del quale alimentavano ad un tempo fiere superstizioni e abnegazioni mirabili; pretendevano infine conoscere la natura delle cose, i moti degli astri, la virtù delle piante, i segreti dell'avvenire.» (Histoire des Gaulois depuis les temps les plus reculés jusqu'à l'entière soumission de la Gaule à la domination romaine, par M. Amédée Thierry, Paris, Labitte, 1844, tome II, 2e partie, chap. I).
Un altro nobile ingegno di quella medesima generazione di forti intelletti, che non dissociavano il culto dell'idea democratica dalla ricerca di un ideale transumano, Jean Reynaud, aggiunge sul Druidismo altri particolari nella Encyclopédie Nouvelle. «Il più alto cerchio druidico (Cylch y Ceugant), Cerchio dell'immensità, dell'infinito, non appartiene che a Dio; il secondo (Cylch y Gwynfyd), Cerchio della felicità, comprende gli esseri rivestiti del grado superiore della santità, è il paradiso; il terzo cerchio (Cylch yr Abledd), Cerchio dell'efficienza, abbraccia tutto l'ordine naturale. Là, nel fondo degli abissi, nei grandi oceani dello spazio, comincia il primo sospiro dell'uomo; posto subito fra il bene ed il male, egli si esercita lungamente nelle prove di quel cerchio, uscendo dall'una prova colla morte, ricomparendo in un'altra col rinascere: la mèta proposta al suo coraggio è di acquistare il punto, come dicono, di libertà, l'equilibrio tra i doveri e le passioni.
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