Arrivato a tale grado di eccellenza, egli lascia finalmente il cerchio delle prove, per salire a quello della salute. Non c'è inferno; l'anima degradata o malvagia ricade in una condizione inferiore d'esistenza; v'hanno nel vasto cerchio dell'umanità abbastanza supplizii, da rendere superfluo l'imaginare un luogo separato di pena.»
E in un'opera di filosofia trascendentale, il cui titolo Terre et Ciel (Paris, Furne, 1854), presterà a molti, ma non a Voi, Donne gentili, l'occasione d'uno scettico sorriso: «Perchè non lo confesserei? - soggiunge lo stesso autore. - Il vecchio Druidismo parla al mio cuore. Questo suolo medesimo che noi oggi abitiamo, ha, prima del nostro avvento, portato un popolo d'eroi, soliti a considerarsi come di lunga mano esperti dell'universo avanti la loro incarnazione attuale, e però abituati a fondare sul convincimento della preesistenza la speranza della immortalità. Essi non sono nostri predecessori soltanto, ma padri nostri; il loro sangue pulsa ancora nelle nostre vene, e forse è desso che predispone istintivamente la nostra razza a quell'ardente possessione della vita e insieme a quella superba indifferenza per la morte, che le sono cotanto insite e proprie. Ne abbia o no coscienza il nostro spirito, chi ne dice che la loro tradizione non sia viva negli arcani recessi delle nostre anime? Obbliata in mezzo ai trambusti del medio evo, non per questo essa ha cessato, noi inscienti, di esistere; e forse non aspetta che il segno della risurrezione. La Francia, figlia sempre, nel midollo suo, della Gallia, ne ha raccolto per davvero il retaggio; respingerlo alla leggiera come una lezione vieta e inutile, sarebbe venir meno alla pietà nazionale.
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