Normanni e Bretoni, secondo racconta lo Schuré, se ne sono disputata la gloria, santuario che fu dell'Arcangelo guerriero protettor della Francia; e gli uni appongono a capriccio del fiume che lo costeggia l'averlo messo, mutando alveo, in Normandia:
Le Couësnon dans sa folieA mis le Mont en Normandie,
e gli altri, di ripicco:
Si bonne n'était Normandie,
Saint Michel ne s'y serait mis.
Non siamo soltanto noi Italiani, si vede, a bezzicarci come i capponi di Renzo. Ma fatto sta che i nomi stessi d'altre fiumane sboccanti in quella contesa marina, la Sée e la Sélune, rendono testimonianza manifesta di origini celtiche; e ricordano quelle Sene che quivi ebbero sede, e ottennero tra le Druidesse solennissima rinomanza.
La baja era un tempo meno profonda: una fitta foresta occupava i greti che oggi sono a vicenda coperti or dall'alta marea, or da un melettone anche più insidioso delle acque; e l'estremo scoglio granitico che a mo' di piramide vi sorge, avendo allora a tergo la selva selvaggia e davanti l'Oceano, era stato consacrato dai Druidi, quasi monumento spontaneo della Natura, a quel loro Iddio solare, Beleno, o Bel Heol, del quale balza agli occhi subito la parentela col Belo assiro e col Belial della Scrittura. Tombeleno, così chiamavano l'isolotto, che diventò poi Mons Tumba o Tumulus Beleni, chiudeva entro le sue viscere una cripta, il Neimheid, o santuario dei Maggiori, tutto rilucente di fasci d'arme, di spoglie nemiche e di patrii stendardi. Un collegio di nove Profetesse, le Sene, vegliava colà, invocando auspice ai notturni incanti Korivena, il pallido nume lunare, e scontando col sagrificio d'ogni amore terreno la venerazione paurosa che il circondava.
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