Checchè ne sia, non vogliate, prego, sapermi male, gentili Donne, di questa correria per mezzo alle forti e vaghe sorelle vostre di Francia, da Ena, la Druidessa innamorata, alla dolce e fida Tiphaine.
LE VERGINI CROTONIATI
Per chi ama la leggenda, per chi corre dietro ai fantasmi, per un sognatore che cerca dei documenti d'un mondo che non è più, per un rigattiere di frasi antiche e di ricordi perduti nella notte dei tempi, il nome di Cotrone che si sente gridato vicino al mare tra i colli cinerei e sabbiosi della Calabria Ultra Seconda, sui quali si arrampicano e strisciano i grassi fichi d'India e si cominciano a scorgere i colossali aloè in fiore, i ricini a larghe foglie tagliuzzate e variopinte, e gli agrumi di un verde scintillante; per chi in una parola viaggia come un touriste o un artista, il nome di Cotrone, che col suo Capo delle Colonne chiude l'estremità superiore del golfo di Taranto, ti invita a discendere per riposarti, per vedere, per ricordare, per rifare un po' di storia e di filosofia. Fu qui che insegnò Pitagora, fu qui dove nacque Milone, il re degli atleti. Qui dipinse Zeusi la storia di Elena, qui Orfeo, il poeta epico, scrisse e amò: qui ci furono le colonne d'oro e la tavola di bronzo che narrava i fasti d'Annibale; qui Ercole seppellì il Crotone che diede il nome alla città forte e magnanima; da qui partì la prima scintilla che distrusse Sibari voluttuosa; da qui la prima conoscenza dell'anatomia umana; da qui la prima divinazione del moto della terra.
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