«- Strilla... dolce tesoro mio! strilla... Strilla dunque, mia bella Lesbiota... strilla, strilla, la mia colombella! che piacere a sentirti a strillare così! via dunque, strilla!
«E sempre nel dire: Strilla, strilla, Faustina raddoppiava la celerità di quel suo picchiettare, cosicchè il petto della schiava in un momento fu tutto crivellato di punture, e tutto quanto coperto di una vaporosa rugiada di sangue...»
Oh fosse questa nient'altro che una truce fantasia di romanziere! Ma le testimonianze de' contemporanei sovrabbondano. Ovidio ha un bel ricordare, forse per contrapposto alla corruttela de' suoi tempi, la pudica Lucrezia, esempio d'assidua filatrice alle sue serve; hanno un bel sorgere maestose, nelle Decadi di Tito Livio, le Veturie e le Cornelie; troppo presto l'austera patrizia, inebbriatasi alla tazza della voluttà, ruppe il freno; e certi eccessi che ne raccontano Marziale, Giovenale ed altri scrittori, non esclusi i primi Padri della Chiesa, mi guardi Iddio dal citarveli altrimenti che sotto l'usbergo della impeccabilità pariniana:
Sai delle donne esimieOnde sì chiara ottenne
Gloria l'antico Tevere,
Silvia, sai tu che avvenne
Poi che la spola e il frigioAgo e gli studii cari
Mal si recâro a tedio,
E i pudibondi lari,
E con baldanza improvvida,
Contro agli esempii primi,
Ad ammirar convenneroI saltatori e i mimi?
Pria tolleraron faciliI nomi di Tereo,
E della maga colchica,
E del nefario Atreo.
Ambìto poi spettacoloAi loro immoti cigli
Pur nelle orrende favolei trucidati figli.
Quindi, perversa l'indole,
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