Voi sapete chi fosse Teodora, e quanto ella potesse sull'animo di un Imperatore che passò tra i grandi per avere dato fuori un gran codice di leggi, raggranellate dai suoi giuristi nelle dottrine dei loro maggiori. Circa due secoli dopo, il trono di Costantinopoli fu nuovamente occupato, e con assai più autorità, da una donna, sulla quale nessun Sardou ha ancora fatto convergere la luce falsa della ribalta. Di che famiglia ella uscisse, non si sa bene: si sa che era una povera e bella giovinetta ateniese, e che Costantino V, il quale per sè aveva scelto una sposa di sangue barbarico, la figliuola del Kan dei Chazari, al proprio figliuolo Leone volle fare il regalo di questa greca Irene, un'orfana di 17 anni, dice il Gibbon, la cui sola fortuna consisteva nelle personali sue doti.
Le nozze di Leone e di Irene - continuo a compendiarvi qualche pagina del celebrato autore della Decadenza e Caduta dell'Impero romano (Gibbon, The Decline and Fall of the Roman Empire, Basilea, 1788) - furono celebrate con regia pompa: ella tosto acquistò l'amore e la fiducia di un debole sposo, e questi nel suo testamento affidò all'Imperatrice la tutela del mondo romano e del proprio figlio Costantino VI, che non aveva più di 10 anni d'età. Durante la puerizia di lui, Irene adempì abilmente e alacremente nella pubblica amministrazione i doveri di madre fedele; e il suo zelo nella restaurazione delle immagini (che gl'Iconoclasti sotto l'impero dello suocero di lei e del costui padre, un altro Leone, detto l'Isaurico, avevano voluto abolire), le acquistò nome ed onori di santa, che ancora occupa nel calendario greco.
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