Nel quale il corso delle XII ore volgevasi intorno alla clessidra (probabilmente quel che il cronista, avvezzo agli orologi a polvere, chiama così, dovette essere un quadrante), con altrettante palline d'oro, che al compiersi dell'ore cadevano e facevano tintinnire un cimbalo sottostante alla loro caduta; arrogi nell'orologio medesimo dei cavalieri in egual numero, che per XII fenestre a ora compiuta apparivano, e coll'impeto del loro uscire facevano chiudere altrettante fenestre che prima erano aperte; e nel detto orologio erano molte altre cose che qui l'enumerare sarebbe lungo. (Probabilmente fasi della luna, segni dello zodiaco, ed altre capestrerie in cui il buon Eginardo non avrebbe volentieri intinte le dita consacrate). Furono inoltre tra i prefati doni due candelabri di mirabile grandezza ed altezza, che vennero portati nel palazzo d'Aquisgrana all'Imperatore.»
Questo nell'anno 800; e notate che tre anni prima, Harun aveva mandato in dono nientemeno che un elefante. Chi sa quale e quanto diletto dovettero pigliare quei bravi Franchi di tante curiosità; massime dopo le fatiche durate in Sassonia con quel loro modo di convertire gl'Infedeli, più spiccio di quello d'Harun: perchè questi insieme coi doni di mero apparato aveva sagacemente provvisto alla loro utilità materiale mandando semi, civaje, margotte di piante fruttifere, et ceteras orientalium terrarum opes, in Europa ignote; e aveva provveduto anche sapientemente, se non alla quiete del proprio paese, per certo al rispetto e alla libertà delle loro credenze, dichiarando di lasciare in potestà loro il Santo Sepolcro; essi avevano proceduto coi Sassoni diversamente; e lo lascerò dire a quel diploma di Lodovico il Pio Imperatore (è il CLXXXVIII dell'anno 812), col quale, mandando Sant'Anscario a scegliere colaggiù in Sassonia il luogo adatto per una sede episcopale, celebrava le lodi dell'augusto suo padre Carlo Magno con queste parole: «Avvegnachè il Genitor nostro di gloriosa memoria, Carlo, abbia tutta la Sassonia ridotta alla religione della Chiesa, e sino ai confini dei Danesi e degli Slavi, domando quei cuori feroci col ferro, abbia loro insegnato il giogo di Cristo: jugumque Christi ad usque ad terminos Danorum atque Slavorum corda ferocia ferro perdomans docuit.
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