TEDII DI CASTELLANA
Quel singolare fenomeno storico che furono le Crociate, si può dire che sia stato un riflusso verso Oriente della medesima irruzione barbarica, che, più o meno fino al X secolo, quand'anche con intensità sempre minore, aveva seguitato a rovesciare sull'Occidente d'Europa un disordinato afflusso di genti nomadi, sospinte alle spalle, fin dai confini nord-orientali dell'Asia, da altre genti vie più affamate e selvaggie. Per quanto splendidi, anzi, magici colori abbiano disteso a gara sui fasti dei Crocesignati la poesia e la leggenda, niente fu più lontano da una ideale di cortesia e di pietà, niente, massime parlando della prima Crociata, recò più manifesta l'impronta della barbarie, che quelle immani scorribande, a cui fu imposto nome di «opere di Dio per mano d'uomini.» Fortunamente i documenti contemporanei rimangono; ed io credo che meglio di tutte le dottissime disputazioni d'opposte scuole valgano a far conoscere netta e schietta la verità le testimonianze di quei cronisti che furono essi medesimi presenti ai fatti, e che li descrivono, anche se orrendi, colla ingenuità di una imperturbata coscienza. Per di più, la massima parte di quei cronisti sono ecclesiastici, alcuni anche costituiti in alte dignità; sì che non si può imputar loro affatto di caricar le tinte per astio contro i fedeli. Se non fosse tutto scritto in una poco classica e punto amena latinità, vi direi di sfogliare addirittura il sesquipedale volume I° delle Gesta Dei per Francos (Hanoviae, typis Wechelianis, MDCXI), che contiene, come dice il sotto-titolo, le storie delle spedizioni orientali dei Franchi e del Regno franco di Gerusalemme, dettate da scrittori del tempo.
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