Ben presto la ricchezza le rende intolleranti del giogo e dell'obbedienza, e tutto ad un tratto, per una necessaria legge delle cose, formasi in tutta l'Europa una sorta di cospirazione tacita ed uniforme dei Comuni contro i loro signori rurali e castellani; il qual fermento riesce in proporzione delle circostanze favorevoli presentate dai luoghi e da altri rapporti adjacenti e finanche accidentali.
«Nel Settentrione egli forma le città anseatiche, le quali fra di loro si associano con una specie di alleanza; in Germania dà origine alle città imperiali, le quali arrogansi e ottengono l'immedietà e i diritti regali; in Italia produce Repubbliche, nemiche giurate della nobiltà, le quali giunsero fino a sterminarla, e pur la costrinsero a venire a farsi ascrivere fra i Corpi delle arti e dei mestieri; in Francia e in Inghilterra la nobiltà era troppo forte, ond'è che la politica dei Regi fiancheggiando i Comuni li ammise alle assemblee della nazione in qualità di rappresentanti del popolo, e li sostenne contro i loro signori, e mercè di essi giunse ad affievolire e ben sovente a distruggere i grandi vassalli.» (Romagnosi, Sopra i fondamenti della politica legislazione, § 169).
Altrettante linee, altrettanti oramai inconcussi canoni storici; e quando, trentott'anni dopo il Romagnosi - che registrava queste grandi verità in una breve memoria letta a una piccola Accademia di provincia a' 26 gennaio del 1790 - quando, dico, il signor Guizot recitò al Collegio di Francia il suo bellissimo corso di lezioni sulla Storia della civiltà in Europa, poco altro di nuovo n'emerse; se non che i Veri, già dichiarati sommariamente dal pensatore italiano, acquistarono efficacia e diffusione grandissima la mercè delle citazioni, dei paralleli, degli esempii, e sopra tutto grazie alla solennità di una forma, non pur magistrale, ma a grande paludamento cattedratico.
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