Sventa una trama di Leonesi, che dal suo campo corrispondevano col nemico; gli è sopra, trova la città deserta, e solo un frate in preghiera presso la tomba dell'apostolo. «Prega, gli dice, quanto vuoi.» E fa custodire il sepolcro; ma la chiesa e la città sono rase al suolo, le porte di questa recate a Cordova per entrar nel tetto della moschea, e le campane per farvi da lampade. Zirî, che in Mauritania si difende virtuosamente, è ferito a morte da un proprio negro. Almanzor non ha ormai altro nemico se non sè stesso.
Portava sempre con sè, cucito dalle sue figliuole, il proprio sudario; e perchè fosse puro, aveva voluto che fosse di tela comperata col reddito delle sue poche terre paterne. Nell'ultima spedizione distrusse il chiostro di Sant'Emiliano, patrono della Castiglia, come già aveva distrutto quello del patrono della Galizia, San Giacomo. Non si reggeva più se non a spalle d'uomini, e pur non pensava se non alla durata del proprio dominio. Diede dal letto al figlio seniore Abdalmélic virili consigli, gli rimproverò la viltà delle lagrime, e spirò, correndo il secondo anno dal compiuto millennio (10 agosto del 1002). Era stato il terrore dei nemici e l'idolo dei soldati. Neppure i cavalli, dice uno scrittore arabo, avevano osato nitrire al suo cospetto. E pari alla terribilità era stata in lui nelle cose minori la giustizia, qualche volta anche la grandezza d'animo. Degli episodii che ho narrati di lui nei versi, non v'è parola che non sia storia. Ma che fu poi - mi domanderete - di Aurora?
| |
Leonesi Cordova Mauritania Sant'Emiliano Castiglia Galizia San Giacomo Abdalmélic Aurora
|