Recente anzichenò dev'essere per esempio una delle romances moriscas de Gazul, dove si vede l'eroe moro di questo nome far miracoli di prodezza davanti ad Almanzor in una corrida che pare di jeri. Impresse invece di vera e grande terribilità sono pressochè tutte quell'altre, certamente d'antica origine, dove il Rey de Cordoba, come i Cristiani chiamano Almanzor, comparisce: tali le romances de los infantes de Lara y del bastardo Mudarra, quelle de los Condes de Castilla Fernan Gonzales y Garcia Fernandez, e quell'altre de Garcia primero de Castilla. L'una principia così:
En muy sangrienta batallaAnda el Conde castellano
Nombrado Fernan Gonzalez
Con Almanzor, rey pagano,
Tres dias hay que peleanCon sus gentes en el campo
Muchos matan de los Moros,
Aquesos pocos Cristianos...
E l'invocazione di Gonzalo a Dio, quando si sente sopraffatto dal numero,
O Señor de cielo y tierra!
A vos estoy clamando,
è di epica grandezza. Altrove egli incoraggia i suoi con impeto omerico:
Non estedes empachadosQue vos afirmo que basta,
Y por mi sentido fablo,
Contra mil forzados Moros
Un corazon castellano.
L'istoria poi dei sette infanti di Lara, consegnati per tradimento ai Mori dallo zio, è veramente superba; ma Almanzor vi figura più tristo d'Atreo. In tutte le romanze che ne novellano, i valenti figliuoli, tratti in agguato, si difendono da prodi. In una, il loro valore ottiene dal nemico una tregua; in un'altra (chè molte ce n'ha),
Dos capitanes contrarios,
Llamados Galva y Viara,
Los recogen in su tiendaMientres la tregua está dada,
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