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      Perchè, in mezzo a tante mestizie, e peggio, a tante nefandità di cui ci volete spettatrici, mai una scena gioconda, mai un viso lieto, mai un sorriso?
      Voi lo diceste, Donne mie, le grandi figure che l'arte ha transumanate, bisogna lasciarle coi loro nimbi nel cielo; di quelle poi che furono l'imagine vivente delle semplici e domestiche virtù, io potrei dirvi che per Voi basta, unico poeta, lo specchio, dal quale anche Voi, come quelle immacolate, venite via «senza il viso dipinto.» Ma per non essere sospetto di piacenteria, vi dirò invece che l'osare di ritrarvele sarebbe stato, anche per un migliore ingegno del mio, superba stoltezza: poichè Voi non avete da far altro, per trovarvele davanti belle e vive, se non aprire le pagine del vostro Dante:
     
      O fortunate! E ciascuna era certaDella sua sepoltura, ed ancor nulla
      Era per Francia nel letto deserta.
     
      L'una vegghiava a studio della cullaE consolando usava l'idïoma
      Che pria li padri e le madri trastulla:
     
      L'altri träendo alla rocca la chiomaFavoleggiava con la sua famiglia
      De' Trojani e di Fiesole e di Roma.
     
      Chi, dopo questi versi, non butterebbe via la tavolozza e i pennelli, non che la penna? E poi, credetelo, la letizia, che già di per sè stessa non è punto loquace, ama ancor meno la loquacia in altrui. S'io Vi avessi tolte, pour vous conter fleurette, ai vostri dolci pensieri, alle vostre cure amorose, a quelle gioje del focolare, o a quell'altre della conversazione e della danza, che sapete raccontare Voi sole, perchè Voi solo sapete crearle - Chi è - avreste detto - questo importuno, che parla di noi come il cieco dei colori?


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L'odissea della donna
di Tullo Massarani
Editore Forzani Roma
1907 pagine 356

   





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