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      » S'ella corrispondesse al regale amante, o se fosse stata, che è assai più probabile, rapita, non si sa: questo può aversi per certo - poichè in fatto di storia spagnuola niente vale di più della tradizione popolare - che anch'ella scontò colla morte il funesto dono della bellezza. Ve lo racconti per me il Romancero: «Alfonso, l'atleta di las Navas, sta ginocchioni, con in mano la spada che altri ha tinto nel sangue di una donna: cruda fedeltà de' suoi ha con violento agguato, per giovare le sorti del Regno, strappato al Re l'anima sua.»
     
      En femenil sangre tintaMagüer que de otri, la espada,
      Está de hinojos Alfonso
      El lidiador de las Navas.
      Crudo fieldad de lus suyosCon rebatosa asechanza
      Por guisar la pro del Reino
      Le ha mengado al Rey el alma.
     
      E continua:
     
      De Raquel los amorios
      (Porque vos membe la causa),
      A Alfonso tollian las mientesQue mucho, si mucho amaba!...
     
      E narra dei cavalieri, i quali, invasa la camera e accostato il letto, la uccidono. Il Re accorre:
     
      Ay angel, de aquesta guisaSe ha parado mi amistanza,
      Que la fermosura es culpaCuando abonda la desgratia!...
     
      Vi risparmio l'altre lamentazioni, e l'inutile sforzo che la Formosa fa d'aprire le glauche pupille,
     
      Ella los sus verdes ojosMagüer quiso abrir, non basta,
     
      e il tentar tre volte di levarsi sul letto, e tre volte ricadere, come la regina di Cartagine. La forma della ballata di frate Hortensio Paravicinio è, si vede, poveramente accademica; il contenuto però ha nella leggenda una non dubbia radice. (Cfr. Bibliot. de Autores españoles, tom.


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L'odissea della donna
di Tullo Massarani
Editore Forzani Roma
1907 pagine 356

   





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