Invano invan la chiomaDeforme di canizie
E l'anima già domaDai casi, e fatto rigido
Il senno da l'età,
Si crederà che scudoSien contro ad occhi fulgidi,
A mobil seno, a nudoBraccio, e all'altre terribili
Arme della beltà.
Ma per tornare al Gozzi, con tutta la familiarità di cui lo degnava Sua Eccellenza la Procuratessa, dandogli persino amorevolmente di babbo, o, secondo suona il gentile dialetto veneziano, di pare, gli toccava pur tuttavia di sorbirsene ufficii poco meglio che da cameriere. Se li pigliava con quello spirito che illeggiadrisce ogni cosa, e pare che almeno gli fruttassero - come il merito non fosse bastato - quel posticino di sopracciò dell'Arte de' Libraj, che in una lettera a Leopoldo Maria Caldani, uno de' Riformatori dello Studio di Padova, egli modestamente dice essere la sola ispezione di cui gli convenga impacciarsi, scusandosi quasi d'essere entrato, perchè richiesto, in più gravi argomenti: «Io ho detto non quello che mi suggerì la fantasia, ma tutto quello che, e l'Eccellentissimo Senato aveva commesso più volte, e quello ch'io veggo essere accetto in altre Università. Spero che i miei Eccellentissimi padroni faranno ubbidire alle cose comandate; anzi ne sono certo. Se mi faranno l'onore di ricercarmi qualche cosa, li ubbidirò con quella schiettezza che ho adoperata sempre: per altro non aprirò mai bocca. La mia ispezione è quella dell'impazzare co' Libraj, non cogli Studii.»
Con la dama peraltro si sfogava volentieri: «Cerchi a viva forza di fare una vita spensierata; e procuri d'imitare me, suo pseudo-padre: che se v'ha uno al mondo che dovesse aver pensieri, io sono quello.
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