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      Sorger credea de' mali suoi dal fondo:
      Pria che del franco acciar sentisse il cozzo,
      Lume d'alti intellettiGiù dal lombardo piano al pian flegrèo
      Di civile ragion gran seme sparsoCovava; a' nostri petti
      Tu sol mancasti, incitator Tirteo.
      Temperanza, pietà, senno che vale,
      Là 've non sia primiero un Nume apparsoCol brando a vendicar sua la sua terra?
      Piacquer graje cicaleLibertade sonanti,
      Piacquero a generosi ingenui spirti:
      E, a saluto di guerra,
      Non d'armi, Italia s'ammajò di mirti.
     
      O triste laudi, o misere esultanzeChe celebraste, ahi cieche!
      Su le paterne vïolate fosseDi novo ciurmador le simonìe!
      O baccanali danze,
      Ladre insidie coprenti ed arti biecheDentro le soglie glorïose e pie!
      O del sacro Lïon che in Orïente
      L'itala stirpe fatta avea sovrana,
      Male avventato in colloCapestro infame da l'età cadente!
      O stolta, o disumanaContro il palladio suo ciurma indracata
      A scoscendere il crollo!
      E tu de l'atre veronesi inferie,
      Ancora che selvaggia e scellerata,
      Lama corrusca di sinistra luce,
      Deh qual italo cor fia che non piagnaSe l'itale macerie
      Quel sangue sol, che mal versasti, bagna?
     
      Santo di libertà, potente, invitto,
      Se dal core profondo esulti, il grido:
      Invidïabil sortePer te, per te morire,
      Patria adorata: ma più reo delittoSai tu, che far d'altrui questo tuo nido?
      Che beverar d'afrodisiaca morte,
      Di libertà nel nome,
      Queste tue labbia amanti e desïose,
      E del bacio pestifero ne l'ontaRifar mùtile e dome
      Le virtù che nel petto Iddio ti pose?
      O Càlabro feroce, o Bruzio antico,
      Intendo intendo la tua plebe impronta


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L'odissea della donna
di Tullo Massarani
Editore Forzani Roma
1907 pagine 356

   





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