Di cotai fere la sanguigna rabbia,
Hai la pupilla tua forse difesa,
Francia, d'armi e d'antenne?
Ben sepper Sansevero ed Andria e Trani
Come il tuo ferro e il tuo corruccio pesa:
Bene emulâro i capitani tuoi,
Leggi di sangue al nostro suol bandite,
Le regie ire furenti:
Ma poi che lunge il fior de' franchi eroiE cadder le bastite
Là d'Insubria sui fiumi ad una ad una,
Volgesti a le più urgentiCure le braccia, e a' miseri le spalle.
Ogni stranio così. Della fortunaVostra, dicevi a dritto, a voi ne caglia:
Plebe, un ferro brandisci, e ti difendi;
E se rovini a valle,
A servir torna, e miglior senno apprendi.
Più reo non vide età barbara eccidio,
E di più sacri petti e più sorrisiD'amore e di virtute,
Che non vide quest'essa:
Jerodula non seppe il lido gnidioPiù trista di colei che volle intrisi
I conscii veli a la venduta cuteDel miglior sangue umano;
E giovanetti de le forche a l'urto,
E sofi e Prenci e prodi ad ugual croce.
Quando un quatridüanoCadavere guerriero in mar fu surto,
E al tiranno disfatto di paura,
Alzando il viso molle, andò veloce,
Voce fu detta uscir da quella salma:
«Cristiana sepolturaA chiederti ritorno.»
Io penso che levò più fiero accentoLa forte intrepid'alma,
E al popol sordo ripetè: «Memento!»
A FORTUNA DI MARE
A FORTUNA DI MARE
A FORTUNA DI MARE
Diva Afrodite, insonne onda, salute!
Non l'aspro verno che a la vita il corsoPrecide, e non il morso
De l'estuante in ciel rabido Cane
Che per la fessa cuteArde ne le midolle
Le crepitanti zolle,
Te non commove. Altre virtudi arcaneEstollon l'ire tue sovra l'umane.
| |
Sansevero Andria Trani Insubria Prenci Afrodite Cane
|