Più curïosi noiDe l'aratro e de' buoi,
Li riduciam fumanti a l'ampie stalle,
O se alcuna s'avvallePrezïosa di fieno maragnola
De' goccioloni sotto la gragnuola,
Le fanciulle mandiam pronte a raccôrreGiù per l'acqua che scorre
E i piè rapidi bagnaQuel che meglio si può de la filagna.»
O del lavoro eroi,
Già risponder mi sembra, o forti, o cari,
O dispensieri del sudato pane,
Deh non crediate inaneQuesto amore che a cieche ombre i poeti
Portan, perchè di lietiVorrìan sogni blandirvi i giorni amari;
Nè che ritrose e vaneTorcano le pupille
Da le povere ville:
Deh quante ha il fresco Vero
Imagini gradite a cor sincero!
Non quel che allegro il guazzoRompe co' piè correnti
Di sotto a rosso ombrel leggiadro mazzoDi testoline per buon sangue ardenti;
Nè te solinga obblìo,
Del pozzo a la predellaO poverina ancella,
Che i colmi secchi dal soffiar de' ventiPiù che te stessa a riparar consenti,
E al tortüoso rioL'una e l'altra pianella
Sottratte, di che graveA savia bimba è il prodigo sciupìo,
Al timidetto sen premi soave.
O singolare ammantoChe fa, da' piè sovresso il capo avvolta,
La gonnellina incolta!
Pure a quel pozzo accanto,
Nonostante la pioggiaCh'ogni tegola fa lucida e roggia,
Veggo un bel cacciatoreSaggiar de le sue panie la migliore.
Di parole è filato,
Sorellina, l'agguato. O pensa, o pensa:
Costui n'andrà dimaniTe lasciando a l'offensa,
E le candide maniNon porrà ne le tue brune, fanciulla,
Mai davanti a l'altare:
Te sdegnerà, passato il dì, melensa,
E di sogni malsaniOgni pensiero di ventura culla
Trattando, a la comare
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Vero
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