Un dì, se non di pan, d'affetto brulla,
Ti manderà le peccata a scontare.
O pensa, o pensa, e al forno ed alla stiaRiedi saltando, sorellina mia,
E dei secchielli tuoi sottesso il pondoAlternando il giocondo
De' colmi fianchi virtüoso ballo,
Puri come cristalloSerba il corpo ed il core ad altre nozze,
Che di singulti non ti fian già mozzeCome cotesti rei
Abbracciamenti de' superni Dei.
Ma che più va l'accesoPensier tra le grondaje
Nuove fiabe inseguendo e nuove baje?
Già spiovuta è la grossaAcqua, e pria che il sospeso
Nuvolon ne rovesci un'altra scossa,
Vi lascio con la miaBenedizion, fanciulle, e così sia.
IN CONVENTO
IN CONVENTO
IN CONVENTO
Te di prole gentil forte promessa,
Aitante leggiadrissima fanciullaDe' tuoi freschi diciotto anni fiorita,
Qual trasse invida mano a l'inaccessaRegïon de la Morte, a questa brulla
Vigilia de l'estrema dipartita?
Perchè l'agile vita,
Perchè lasciasti il bel cielo serenoE il libero aleggiar di fronda in fronda
De l'auretta giocondaChe ventilava il ritondetto seno?
Chi da' cardini suoi scosse Natura,
E viva ti ridusse in sepoltura?
Tempo già fu, quando Bisanzio imbelle,
D'oro e di gemme simulando allori,
Il brando a eunuchi, e a mime il cor balìa,
Che sdegnosa del volgo versipelleLunge, più lunge da' stuprati fôri
Al deserto ogni eletta alma salìa:
Con seco la rapìaAlta sul lezzo de le voglie umane
Pei sentieri del Ciel nova speranza;
Togliea romita stanza,
E attrita il petto di ruvide lane,
Del patir, del morire il gaudio austeroChiedeva lagrimando al monastero.
Scese il Barbaro, e osò. Fu l'Occidente
| |
Morte Natura Bisanzio Ciel Barbaro Occidente
|