Ma de la madre al cor serba le palme.
PRO PATRIA
PRO PATRIA
PRO PATRIA
Novizie ancora al vol spiegava l'ale;
Bionda era, e bella, e di gentile aspetto;
Di prosapia regaleScendea. Da presso al signoril suo tetto,
A' pič d'eccelsa, antica, erma foresta,
Tutte all'opra fabbril che annunzia e apprestaIl romore de l'acque e delle seghe,
Povere capannuccie nascondeaDella verde pastura entro alle pieghe
La sārmata vallea:
E allor che, amica Dea,
Sgusciando del suo nido la donzella,
Come fa lodoletta al grano intorno,
A scorrazzar togliea di colto in colto,
Del vaghissimo voltoParea pių lieto il Sol, pių gajo il giorno.
Non uscėa vecchierellaChe la corona per le man tremanti
Girando, lei de' pavidi abituriAngiolo e amor non invocasse, e i Santi
Non le pregasse amici; e nč bambinaChe a lei scendente balzellon la china
Il lume de' grand'occhi intenti e puriCon un sorriso non volgesse. Inchina
L'alta persona, a le rosate guancieScoccava un bacio, o con man di velluto,
A trattar pronta poderose lancie,
Carezzava la candida vecchina
Allora Lidia Principessa; e mutoRipigliava l'andare, e via passava.
Spesso mesta cosė, se nell'apertoVolo de' suoi pensier' s'attraversasse
Una pietosa imagine. Sė lieveSoffio d'auretta a romper basta l'acque
Per l'ampia stesa che dal ciel le beveE le ritorna al cielo d'onde nacque,
Com'ella un tratto il fronte ombrava; e gli anniDolce fioriti e l'agili promesse,
Senza attendere Amor che ne la sganni,
Intenebrando di tempeste ignote,
Parea 'l verno affrettar pria de la messe.
Che sognava? In che albčdini remote
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Dea Sol Santi Lidia Principessa Amor
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